La tradizione di addobbare un albero a Natale con piccoli oggetti colorati, festoni e luci è antichissima, soprattutto nell’Europa del Nord. In Italia la sua diffusione a livello popolare è molto più recente: la regina Margherita ne fece allestire uno al Quirinale e da allora la moda si diffuse velocemente prima tra la nobiltà e poi un po’ in tutte le famiglie.
La simbologia religiosa è molto evidente e comune a diverse tradizioni, tra cui anche quella cristiana, nella quale è segno della luce di Cristo. Anticamente veniva allestito all’esterno, ma dal 17° secolo si cominciò a introdurlo anche nelle case.
Negli ultimi decenni si è diffuso l’utilizzo di alberi artificiali. I vantaggi sono rappresentati dalla loro praticità perché non sporcano, sono molto maneggevoli e rimangono da un anno all’altro. Ci sono poi persone che soffrono di reazioni allergiche a pollini, resine o altri componenti dell’albero naturale. Infine ci sono anche motivi legati all’esito cui va incontro: se deperisce e muore dispiace, se sopravvive, spesso non si sa come utilizzarlo.
Ma bisogna ammettere che il fascino del naturale, con la sua fresca fragranza di resina è unico. Se l’albero viene allestito all’esterno è ovvio che se ne utilizzi uno vero. Ma anche in interno, se non si hanno controindicazioni come quelle sopra accennate, ci sono diversi accorgimenti per cercare di salvarlo o almeno far sì che non perda troppi aghi.
A questo scopo bisogna anzitutto scegliere in vivaio un albero già affrancato in vaso o almeno con una discreta zolla, anche se questa viene comunque sempre molto ridimensionata per questioni di peso e di economicità. Poi è molto importante, se si può, collocarlo lontano il più possibile da fonti di calore e irrigarlo frequentemente. E’ da considerare poi che la sua probabilità di sopravvivere è inversamente proporzionale alla durata del suo soggiorno nell’ambiente interno e alla temperatura del locale, fattore che riduce l’umidità dell’aria.
Tradizionalmente si usa come albero di Natale il Picea abies o abete rosso, anche se si sta diffondendo l’uso dell’Abies Normandiana, più folto e meno propenso a perdere gli aghi, ma anche molto più costoso, tant’è vero che di questo si preferisce spesso usare le punte di esemplari destinati alle segherie.
Se, alla fine delle festività, il nostro albero non perde gli aghi in modo massiccio, possiamo provare a conservarlo. Molto importante è l’irrigazione, anche in inverno, evitando i periodi di gelo. A fine marzo possiamo effettuare una concimazione organica e poi somministrare ogni tre mesi concime minerale a lenta cessione. Durante i mesi estivi meglio evitare il pieno sole e irrigare abbondantemente. E, se tutto andrà per il verso giusto, a Natale il nostro albero sarà pronto a tornare in sala per allietare le nostre feste.